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#Sono afflitta da visioni lisergiche che si affastellano nella mia mente come pezzi di sottiletta del discount. In una di queste esperienze extra-sensoriali, mi vedo scendere frettolosamente dal tram con una ragazzina dai capelli rossi al seguito, e quella ragazzina, che avrà suppergiù dieci anni, è mia figlia. Io la prendo per mano, per farle attraversare la strada, ma, prima di affrontare le strisce pedonali, mi blocco, mi giro verso di lei, la tengo per le spalle e le dico, seria: “Tesoro, tienilo bene a mente, Violetta, quella della tv, è una puttana, ricordatelo, solo una puttana”. Poi la bimba svanisce e così anche il tram e la strada e le strisce pedonali. Mi ritrovo in un bugigattolo fumoso, una specie di ristorante giapponese male in arnese dove servono esclusivamente zuppa di ramen. Dietro il bancone c’è un uomo tarchiato, con uno strofinaccio unto annodato intorno alla fronte e il naso schiacciato e paonazzo. Il tizio è avvolto in una saporosa nube di vapore acqueo, mi fissa a lungo in silenzio e poi mi dice: “… è buono, ma non abbastanza buono”. Quindi mi volta le spalle e torna ad occuparsi delle sue pignatte, mentre io resto lì impalata, inchiodata sul tappetino d’ingresso. E in quel preciso istante mi rendo conto che quel tipo robusto è Dio. E che non sta affatto parlando delle zuppe.