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#E, in definitiva, credo di non essere portata per il lavoro tradizionale. No, non mi ci vedo proprio. Io sono fatta per incarnare figure professionali parecchio disinvolte; potrei fare, che so, la mentalista, per dire. Mettere su un numero ben congegnato, in grado di sbalordire gli astanti senza sprecare troppa energia, ecco. Tipo che io ti guardo un secondo e indovino subito l’esatta sfumatura emozionale della sensazione che hai provato la prima volta che hai baciato qualcuno.

Cose così. 

Il fatto è che sono troppo sensibile per lavorare alla vecchia maniera. L’altro giorno, per esempio, ero nei pressi di Castel Sant’Angelo e ho visto un ambulante che vendeva quelle libellule luminose di celluloide che si caricano tirando una stringa di plastica e che, rilasciandola, volano in alto per diversi metri. Per due volte ha fatto volare una delle sue libellule e per due volte quelle se ne sono rimaste incastrate tra i rami più bassi di un vasto pino frondoso, sporgente sulla piazza. Impossibile recuperarle. Ho visto l’ambulante piegare un poco la testa di lato, tutte e due le volte, all’indirizzo del suo piccolo luminoso capitale perduto e, mentre l’umidità del fiume mi accarezzava le braccia, ho sentito in bocca la concretezza tangibile di quella piccola sconfitta. Sapeva di velluto bruciato e di promesse che ci facciamo ma non possiamo, non sappiamo, mantenere.

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